Il
seme di Spade
è legato all’elemento Aria,
al mondo del pensiero, delle idee e della parola che dà forma alla
realtà.
È il regno della mente e della comunicazione, quel
luogo invisibile dove ciò che pensiamo prende voce e diventa
esperienza.
E mai simbolo potrebbe essere più adatto: come le spade, anche le parole possono tagliare o liberare.
Con
la stessa lama possiamo difenderci o ferire, tracciare un confine
netto o aprirci a una
nuova consapevolezza.
Possiamo
usarla per recidere legami che ci tolgono energia o, senza
accorgercene, per lacerare tessuti delicati che avrebbero bisogno
solo di cura.
La spada non giudica: agisce.
E così fa la
parola.
La neutralità della mente e la forza dell’intenzione
Le
parole, come i pensieri, sono neutre.
È l’intenzione,
il tono
e l’energia
con cui le pronunciamo a determinarne l’effetto.
Una
stessa frase può essere un balsamo o una freccia avvelenata, a
seconda di chi la pronuncia, di come viene detta, del momento in cui
viene ascoltata.
A volte basta una parola lanciata con troppa
urgenza, una “verità” detta senza empatia o con la presunzione
di sapere cosa è giusto per l’altro, per trasformare il desiderio
di aiutare in una ferita invisibile.
Non serve voler fare del male: succede quando dimentichiamo che ogni parola tocca un mondo interiore, e che dietro ogni volto si nasconde una storia unica, una sensibilità diversa, una fragilità che non sempre si vede.
Quante
volte abbiamo visto qualcuno chiudersi dopo aver ricevuto un
“consiglio schietto”?
Quante volte, pur con le migliori
intenzioni, abbiamo detto qualcosa che poi abbiamo sentito risuonare
come troppo duro?
La lezione delle Spade: chiarezza con compassione
Le
Spade
ci insegnano che la chiarezza è un atto sacro, ma che la mente,
se non è guidata dal cuore, può diventare fredda e tagliente come
il metallo.
L’intelletto senza compassione si trasforma in
giudizio.
La verità, se manca di delicatezza, diventa violenza.
La
forza di questo seme non risiede nella pura logica, ma nella presenza
consapevole.
Nel
saper scegliere le parole che portano luce invece di oscurità.
Nel
dire ciò che serve essere detto, ma nel modo in cui può essere
ascoltato.
Le
Spade ci insegnano l’arte del discernimento:
quando parlare e
quando tacere,
quando essere diretti e quando essere
gentili,
quando la verità va pronunciata subito e quando invece
va preparata con cura, come si prepara la terra prima di seminare.
La responsabilità del tarologo
Nell’arte
dei Tarocchi, questa è una
lezione preziosa.
Ogni volta che interpreto una carta, so che le
mie parole non sono neutre: hanno un peso, un’eco, un effetto
energetico che continua ben oltre la lettura.
Una
stesa può diventare un momento di profonda guarigione, una chiave
che apre nuove porte interiori.
Oppure può irrigidire,
spaventare, chiudere, se la verità viene consegnata senza
delicatezza, senza tener conto dello stato emotivo e spirituale della
persona che si ha davanti.
Col
tempo ho imparato che il compito del tarologo non è impressionare con la propria capacità di
vedere, né dimostrare di avere ragione.
Il vero compito è
restituire la verità
in modo che aiuti l’altro a incontrarsi,
non a giudicarsi.
A riconoscersi, non a condannarsi.
A
evolvere, non a irrigidirsi nella paura o nella colpa.
Chi
si affida alle carte dovrebbe uscire dalla lettura più centrato, più
consapevole, più in contatto con la propria saggezza interiore, non
più ferito o dipendente da una verità esterna.
Se questo non
accade, è il momento di chiederci: come
abbiamo usato le nostre parole-spada?
Trasformare le Spade in lame di luce
Comunicare
con empatia non significa addolcire la verità o evitare ciò che chiede di essere visto.
Significa offrirla in
un modo che possa essere accolta, integrata, trasformata.
Significa
accompagnare l’altro nel momento della rivelazione, non lasciarlo
solo davanti a ciò che emerge
Quando
la parola è usata con coscienza, diventa una lama
di luce:
taglia
le illusioni con grazia,
libera dai condizionamenti senza
distruggere,
illumina le ombre senza accecare.
Quando
parliamo con questa consapevolezza, quando impariamo a usare le
nostre Spade con saggezza, la comunicazione diventa un atto
alchemico:
le parole non informano soltanto, trasformano.
Non
giudicano, illuminano.
Non
separano , uniscono.
Il ponte tra le anime
In
fondo, questo è il vero potere delle Spade: trasformare il pensiero
in comprensione, e la comunicazione in un ponte tra le anime.
Non
una barriera, non una lama che divide, ma un ponte leggero come
l’Aria e solido come la verità che nasce dal cuore.
Quando
impariamo a maneggiare le nostre parole-spada con presenza e
compassione, riscopriamo la comunicazione autentica che il mondo
contemporaneo ha tanto smarrito:
quella che non vuole
convincere, ma condividere.
Che non impone, ma propone.
Che
non ferisce, ma libera.
E forse è proprio questo il dono più grande che il seme di Spade ci offre: la consapevolezza che ogni volta che parliamo, scriviamo o leggiamo, stiamo maneggiando uno strumento di potere sacro.
Sta a noi scegliere se usarlo per costruire o distruggere, per curare o ferire, per elevare o abbattere.
Le
Spade attendono nelle nostre mani.
Come sceglieremo di
brandirle?

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