C’è una carta nei Tarocchi che, più di tutte, mette a disagio: Il Diavolo. Lo temiamo, lo evitiamo, e quando compare in una lettura, spesso ci irrigidiamo.
Eppure, nel mazzo Thoth creato da Aleister Crowley e Lady Frieda Harris, questa figura si presenta in modo così audace e sfacciato che è impossibile ignorarla — e forse proprio per questo ha qualcosa di essenziale da dirci.
Sì, è vero: nel Thoth Tarot, Il Diavolo è rappresentato da un gigantesco fallo. Non è un caso. Anzi, è il punto centrale del messaggio di questa carta: la forza creativa pura, istintiva, oltre ogni morale o giudizio.
Pan e la gioia di esistere
Crowley ci dice che il Diavolo è Pan, il Tutto. È il dio della natura selvaggia, dell’estasi, del desiderio, e dell’energia vitale non mediata. È ciò che spinge la vita a moltiplicarsi, ad affermarsi, a godere.
Non distingue tra “bello” o “brutto”, “giusto” o “sbagliato”: per lui tutto è degno di esistere. Persino ciò che ci ripugna ha un posto sacro nel grande schema dell’essere.
Questa è forse la provocazione più profonda della carta: imparare a vedere anche ciò che ci spaventa come parte del sacro. Il Diavolo ci invita a smettere di scappare dalle nostre ombre. A riconoscere che dentro di esse pulsa la stessa energia che anima la luce.
Il Diavolo e il viaggio della mente
Nel sistema cabalistico su cui si basa il mazzo Thoth, ogni carta è collegata a un percorso dell’Albero della Vita. Il Diavolo rappresenta un sentiero che va dal centro dell’essere — dove risiede la nostra coscienza più profonda — alla sfera della mente, quella che analizza, calcola, razionalizza.
È interessante notare che questo cammino è simmetrico a quello della carta della Morte, che invece collega la coscienza al mondo delle emozioni, dei desideri e delle passioni. E in mezzo c’è la carta dell’Arte (o Temperanza), che unisce la coscienza al nostro inconscio più fertile.
Insieme, queste tre carte raccontano come un’idea si trasforma in realtà: passa dalla mente, attraversa il cuore e prende forma attraverso il corpo e l’inconscio. Il Diavolo è l’energia mentale creativa che dà il via a tutto — ma senza consapevolezza può anche intrappolarci nelle illusioni.
Ayin: l’Occhio che guarda tutto
Nel sistema ebraico, la lettera associata al Diavolo è Ayin, che significa “occhio”. Ma non un occhio che giudica: un occhio che vede. Tutto. Senza paura, senza filtro. Solo osservando senza resistenza possiamo trasformare davvero ciò che ci limita.
Il Salvatore nascosto
In un racconto simbolico scritto da Crowley, The Wake World, una bambina sale sull’Albero della Vita accompagnata da un Principe Fatato (il suo Angelo Custode). A un certo punto appare il Diavolo. Lei è terrorizzata. Ma il suo Angelo le sussurra che quel Diavolo… è il Salvatore. È il Cristo, sotto mentite spoglie.
Ed è lì che il senso si ribalta. Il Diavolo non è più il nemico da combattere, ma l’iniziatore. È la maschera attraverso cui il nostro lato più potente e rimosso si presenta per essere accolto. È ciò da cui fuggiamo… e che può salvarci.
Integrare il Diavolo
Il Diavolo ci parla delle nostre passioni, dei desideri, delle ossessioni. Ma non per dirci di reprimerli: ci invita a guardarli in faccia, comprenderli e, infine, trasformarli. Solo integrando ciò che temiamo possiamo evolvere davvero.
Non è comodo, non è gentile. Ma è vero.
E tu, cosa stai ancora cercando di tenere nascosto a te stesso? Potrebbe essere proprio lì che si nasconde la tua forza.
Commenti
Posta un commento